Violenza sul lavoro: un rischio ancora sottovalutato

Gli incidenti caratterizzati da violenza fisica sono classificati in fatali e non fatali. 

Negli Stati Uniti, nonostante gli sforzi preventivi abbiano quasi dimezzato in dieci anni il loro numero assoluto, gli omicidi costituiscono ancora il 10% delle cause di morte sul lavoro e sono perciò la quarta causa di morte, dopo incidenti stradali, urti e cadute. Le aggressioni con esito non fatale sono più difficili da quantizzare, dato questo influenzato anche dalla mancanza di denuncia di molte di esse.
In Europa il 6% dei lavoratori dichiara di essere stato sottoposto a minacce da parte di colleghi e terze parti; il 5% dichiara di essere stata vittima di molestie sul lavoro, e circa il 2% di molestia sessuale.
La frequenza delle segnalazioni di violenza e mobbing è più alta nei paesi del Nord Europa che nel Sud e in Italia, dove non raggiunge la metà della media europea.

Tale differenza sembra prevalentemente dovuta alla minore frequenza di denunce che sarebbe legata ad una minore consapevolezza del problema ed alla sfiducia nella possibilità di prevenzione.

Dal momento che, per le aggressioni fisiche, i contatti diretti con i “clienti” aumentano il rischio di subire violenze, il settore sanitario è sempre particolarmente esposto.

Un sondaggio della Emergency Nurses Association condotto nel 2010 ha mostrato che oltre la metà del personale del pronto soccorso aveva subito una qualche forma di violenza fisica, e che uno su quattro era stato aggredito più di 20 volte negli ultimi 3 anni.

Il rapporto pubblicato dalla Chinese Medical Doctor Association elenca più di 105 episodi di violenza o lesioni personali gravi contro i medici, tra il 2009 e il 2015 e la tendenza è in crescita.